Predella
Il polittico è completato da una predella, composta di tre scomparti, che raffigurano:
Sant’Antonio di Padova resuscita un bambino: la scena è ambientata in un interno di una casa, dove sant’Antonio, accompagnato da un altro frate, resuscita con la sua preghiera un bambino morto nel lettino, alla presenza della madre in lacrime. L’ambiente chiuso e finito richiama schemi tipici dell’arte italiana già utilizzati, anche se in questo caso l’uso della luce è più articolato, con un’invisibile apertura che illumina solo metà del dipinto da sinistra verso destra. Notevole è poi la piccola, ma cura natura morta dell’armadio a muro, con due pilastrini con capitelli scolpiti, un orciolo e una bottiglia panciuta di vetro.
San Francesco d’Assisi riceve le stimmate: la scena è forse la più interessante delle tre per l’insolita ambientazione notturna. Se la struttura compositiva è, infatti, abbastanza convenzionale, essa si riscatta nel gioco di luci ed ombre notturne, molto raro nell’arte rinascimentale. La scena non sembra concentrarsi sulla ricezione della stimmate, ma sul paesaggio desertico alle spalle del frate; ancora una volta Piero della Francesca, esperto utilizzatore della prospettiva, rappresenta con particolare realismo il paesaggio, enfatizzando le zone d’ombra e gli sprazzi di luce. Quest’ultima scaturisce in modo innaturale da Gesù in croce che appare sopra il frate che assiste stupito davanti al miracolo delle stigmate. Il buio della notte è improvvisamente squarciato dalla luce emanata da Cristo. È una luce notturna, non diffusa ma proiettata a fascio conico: tutto ciò che essa non colpisce resta in ombra. La luce coincide con lo spazio, i cui limiti sono, sul fondo la parete rocciosa, e in primo piano il Santo e il frate, che chiudono anteriormente lo spazio, perché investite dalla luce solo dalla parte interna: le loro spalle determinano la linea di confine tra luce e ombra. Malgrado la sua origine divina, non razionale, questa luce illumina geometricamente e razionalmente lo spazio.
Sant’Elisabetta d’Ungheria salva un ragazzo caduto in un pozzo: la scena è ambientata al centro di una piazza tra alcune case, dove si trova un pozzo, al quale è crollato una parte di vera, facendovi cadere dentro un bambino, che probabilmente abita nella casa di fronte, come suggerirebbe la porta socchiusa. Due personaggi aiutano a contestualizzare la dinamica della scena: una donna che guarda giù nel pozzo ed un uomo che accorre con un corda munita di rampino. La madre inginocchiata prega sant’Elisabetta d’Ungheria, che appare in alto su una nuvola, facendo tornare in superficie il bambino sano e salvo, che emerge inginocchiato per ringraziare la Santa.


