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alessandro kokocinski

è nato a Porto Recanati nel 1948 da madre russa e padre polacco.

 

Artista formatosi “alla dura accademia della vita” , come ama presentarsi, Kokocinski ha vissuto la tragedia del golpe che depose il governo di Perón nel 1955. Fuggito dall'Argentina girò il Sudamerica come giocoliere di un circo russo, approdando in Cile dal quale emigrò verso l'Europa appena pochi mesi prima dell'inizio della feroce dittatura di Pinochet.

 

La formazione di Kokocinski avviene a Roma dove arriva nel 1972, formandosi con Alberto Sughi e Francesco Tommasi Ferroni e stringendo legami di amicizia e dialogo culturale con Alberto Moravia, Rafael Alberti, Vittorio Gassman, Carlo Levi e Pier Paolo Pasolini.

 

Figlio di “guerrieri in fuga” scampati alla follia di due feroci dittature, Alessandro Kokocinski nasce a Porto Recanati nel 1948. L’anno successivo, imbarcatosi su una nave “che si pagò il pedaggio con la vita dei più indifesi”, raggiunge l’Argentina “terra di grandi contrasti, di immensi spazi e di sogni ancora più grandi”. Ha inizio, così, la vita avventurosa e insieme esaltante di questo geniale apolide, il quale, dopo aver conosciuto le popolazioni indigene delle foreste Misioneras, approda a Buenos Aires, giusto in tempo per assistere alla caduta di Peròn.

 

Nel 1970, schedato dal regime per aver militato nei gruppi rivoluzionari, emigra in Cile, attratto dall’effimero sogno di libertà di Salvator Allende. Per poco si sottrae al golpe del 1973 e alla feroce dittatura di Augusto Pinochet. Lascia il Cile e raggiunge l’Europa. E’ prima ad Amburgo, quindi a Roma. Qui incontra il grande esule Andaluso Rafael Alberti, che abita a Trastevere. Grazie ad Alberti entra in contatto con il milieu culturale romano. Conosce Carlo Levi, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini. Diviene amico di Vittorio Gassman. Guarda con interesse alla pittura di Alberto Sughi e di Riccardo Tommasi Ferroni.

 

Elemento centrale della sua formazione artistica è la figura umana. Rivoluzionario per istinto, ma accademico per rigore formale e ricerca di perfezione, Kokocinski racconta l’uomo evidenziandone la dimensione eroica ma anche la fragilità. Capolavoro indiscusso del suo prestigioso percorso figurativo è la Trasfigurazione, imponente istallazione pittorico-plastica costituita da cinque grandi pannelli. Dopo essere stata a Buenos Aires, Pechino, Salisburgo, Roma, Tarquinia, Cento la Trasfigurazione approda ora a Perugia. Di forte impatto emotivo, l’opera racconta il dramma di un’umanità derelitta che grida, con la voce dell’arte, la propria volontà di riscatto. “Tragicamente ottimistiche” sono state definite le crude, e tuttavia poetiche, inflessioni espressionistiche di Kokocinski

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